Precauzioni e reazioni avverse durante la trasfusione di sangue

DiRavindra Sarode, MD, The University of Texas Southwestern Medical Center
Revisionato/Rivisto feb 2022
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    Le trasfusioni vengono eseguite allo scopo di migliorare la capacità del sangue di trasportare l’ossigeno, ripristinare la quantità di sangue nell’organismo (volemia) e correggere problemi di coagulazione. Le trasfusioni sono generalmente sicure, ma talvolta si sviluppano reazioni avverse.

    Per ridurre il rischio di effetti collaterali durante una trasfusione di sangue, gli operatori sanitari devono osservare diverse precauzioni. Prima di iniziare la trasfusione, di solito alcune ore o anche alcuni giorni prima, si valuta la compatibilità del paziente con il sangue del donatore (ma non nel caso di trasfusioni di plasma o di piastrine).

    Dopo un doppio controllo delle etichette presenti sulle sacche di sangue che devono essere impiegate, per verificare che le unità siano destinate a tale ricevente, l’operatore sanitario somministra il sangue lentamente, generalmente nell’arco di 1-4 ore per ogni unità di sangue. Dato che la maggior parte delle reazioni avverse si manifesta nei primi 15 minuti, il paziente deve essere tenuto sotto stretta osservazione in questa prima fase. In seguito, un infermiere controlla periodicamente il ricevente e deve interrompere la trasfusione se compare una reazione avversa.

    La maggior parte delle trasfusioni procede in maniera sicura ed efficace. Possono tuttavia verificarsi lievi reazioni occasionali e, raramente, reazioni gravi e addirittura fatali.

    Le reazioni più comuni, che si verificano nell’1-2% delle trasfusioni, sono

    • Febbre

    • Reazioni allergiche

    Le reazioni più gravi sono

    • Sovraccarico di liquidi

    • Danno polmonare

    • Distruzione dei globuli rossi dovuta a una mancata corrispondenza tra il gruppo sanguigno del donatore e del ricevente

    Le reazioni rare includono

    • Malattia del trapianto contro l’ospite (nella quale le cellule trasfuse attaccano le cellule del soggetto che riceve la trasfusione)

    • Infezioni

    • Complicanze di trasfusioni massive (scarsa coagulazione del sangue, bassa temperatura corporea e bassi livelli di calcio e potassio)

    Febbre

    La febbre può essere causata da una reazione ai globuli bianchi trasfusi o alle sostanze chimiche (citochine) rilasciate dai globuli bianchi trasfusi. Per questo motivo, la maggior parte degli ospedali statunitensi rimuove i globuli bianchi dal sangue donato dopo il prelievo.

    Oltre a un aumento della temperatura, il soggetto presenta brividi e talvolta cefalea o dolore alla schiena. A volte, il soggetto presenta anche i sintomi di una reazione allergica, come prurito o eritema.

    Generalmente, l’unico trattamento necessario per ridurre la febbre è la somministrazione di paracetamolo. Ai soggetti che hanno manifestato febbre e che necessitino di un’ulteriore trasfusione potrebbe essere somministrato paracetamolo prima della successiva trasfusione.

    Reazioni allergiche

    I sintomi di una reazione allergica comprendono prurito, eruzione cutanea diffusa, gonfiore, vertigini e cefalea. Sintomi meno comuni sono difficoltà di respirazione, respiro sibilante e ostruzione delle vie respiratorie. Raramente, una reazione allergica è tanto grave da provocare ipotensione arteriosa e shock.

    Qualora si verifichi una reazione allergica, la trasfusione viene interrotta e si procede con la somministrazione di un antistaminico. La maggior parte delle reazioni allergiche gravi può essere trattata con idrocortisone o addirittura epinefrina.

    Sono disponibili trattamenti specifici da impiegare nei soggetti con pregresse reazioni allergiche. Ai soggetti che hanno manifestato reazioni allergiche ripetute e gravi alle trasfusioni di sangue possono essere somministrati globuli rossi lavati. Il lavaggio rimuove le componenti del sangue del donatore che possono causare reazioni allergiche. Poiché globuli bianchi e piastrine vengono filtrati dal sangue donato prima della conservazione (un processo chiamato riduzione leucocitaria), le reazioni allergiche sono meno diffuse.

    Sovraccarico di liquidi

    Il ricevente può ricevere una quantità di liquidi superiore a quella gestibile dal proprio organismo. Una quantità eccessiva di liquidi può provocare gonfiore diffuso o difficoltà respiratoria. Si tratta di una delle cause più frequenti di morte successiva a trasfusione. I riceventi con malattie cardiache sono maggiormente a rischio e le trasfusioni devono essere effettuate a una velocità minore e sotto stretta sorveglianza. Ai soggetti che ricevono una quantità eccessiva di liquidi viene somministrato un farmaco per aiutare l’organismo a eliminare liquidi (diuretico).

    Danno polmonare

    Un’altra rarissima reazione, chiamata danno polmonare acuto associato alla trasfusione (transfusion-related acute lung injury, TRALI), è causata da anticorpi presenti nel plasma del donatore. Questa reazione può causare gravi difficoltà respiratorie. Si tratta della seconda causa più frequente di morte correlata a trasfusione. Si verifica in un numero di trasfusioni compreso tra 1 su 5.000 e 1 su 10.000, anche se molti casi sono lievi e potrebbero non essere diagnosticati. Alla maggior parte dei soggetti con danno polmonare da lieve a moderato viene somministrato ossigeno e altri trattamenti che mirano a supportare la respirazione fino al ristabilimento polmonare. L’utilizzo di plasma donato maschile riduce il rischio di sviluppare questa reazione.

    Distruzione dei globuli rossi

    Nonostante l’attenta selezione del sangue e le prove di compatibilità crociate, possono comunque verificarsi reazioni da incompatibilità dovute a differenze minime tra il sangue del donatore e del ricevente (e, molto raramente, a errori). In tali casi, l’organismo del ricevente distrugge i globuli rossi trasfusi (reazione emolitica) subito dopo la trasfusione.

    Di solito, la reazione emolitica esordisce con sintomi di disagio generale o di ansia durante o subito dopo la trasfusione. Talvolta si manifestano difficoltà respiratoria, oppressione toracica, arrossamento e grave dolore alla schiena. A volte, il soggetto presenta cute fredda e sudata e bassa pressione arteriosa (shock). Molto raramente può sopraggiungere la morte.

    Non appena si insinui il sospetto di una reazione emolitica, la trasfusione viene interrotta. Il trattamento medico prevede il supporto della respirazione e della pressione sanguigna. Vengono eseguiti esami del sangue e delle urine per confermare che è in corso la distruzione dei globuli rossi.

    Talvolta la reazione emolitica è ritardata e avviene entro un mese dalla trasfusione. Generalmente, tale reazione è lieve e può essere notata solo eseguendo esami del sangue per monitorare la guarigione del soggetto dal disturbo che ha portato alla trasfusione. Queste reazioni si verificano a causa della presenza nel sangue del donatore di un antigene del gruppo sanguigno non comune, per il quale non vengono normalmente condotti test.

    Malattia del trapianto contro l’ospite

    La malattia del trapianto contro l’ospite è una rara complicanza che colpisce principalmente i soggetti il cui sistema immunitario è compromesso da farmaci o da patologie. In questa malattia, i tessuti del ricevente (ospite) vengono attaccati dai globuli bianchi del sangue trasfuso (trapianto). I sintomi includono febbre, eruzione cutanea, ipotensione, numero di cellule ematiche inferiore alla norma (bassa conta ematica), distruzione dei tessuti e shock. Queste reazioni possono risultare fatali. La malattia del trapianto contro l’ospite, tuttavia, può essere eliminata somministrando ai soggetti con un sistema immunitario indebolito globuli rossi e piastrine trattati con irradiamento.

    Infezioni

    Nonostante un’esecuzione degli esami e una conservazione dei prodotti ematici accurate, talvolta sono presenti microorganismi infetti che vengono trasmessi durante la trasfusione. L’analisi del sangue e l’attenta valutazione dei donatori consentono di ridurre la trasmissione di organismi infetti. Questi esami, tuttavia, a volte non sono in grado di rilevare organismi nel sangue di un donatore infettato molto di recente o infettato da un organismo per il quale non esistono esami.

    Complicanze derivanti da trasfusione massiva

    La trasfusione massiva è la trasfusione di un volume di sangue pari al volume totale di sangue del soggetto (circa 10 unità in un adulto di media grandezza) in un periodo massimo di 24 ore. Questo tipo di trasfusione può essere necessario talvolta dopo un grave trauma o durante particolari procedure chirurgiche. Le principali complicanze derivanti da una trasfusione massiva sono scarsa coagulazione (coagulopatia) e una bassa temperatura corporea (ipotermia).

    La coagulazione viene compromessa se il sangue trasfuso non contiene una quantità sufficiente delle sostanze (fattori della coagulazione e piastrine) che aiutano la coagulazione del sangue. Pertanto, se il medico ritiene che il soggetto possa necessitare di un volume notevole di sangue trasfuso, vengono trasfusi anche plasma fresco congelato e piastrine. Il plasma fresco congelato contiene i fattori della coagulazione.

    Talvolta le trasfusioni massive possono provocare ipocalcemia (basso livello di calcio nel sangue) e/o ipocaliemia (basso livello di potassio nel sangue). Livelli molto bassi di calcio possono provocare sintomi quali spasmi muscolari (tetania) e alterazioni del ritmo cardiaco. Livelli molto bassi di potassio possono provocare debolezza muscolare e alterazioni del ritmo cardiaco.

    Poiché il sangue è conservato in ambiente refrigerato, la trasfusione di molte unità di sangue può provocare un abbassamento della temperatura corporea. Per prevenire tale evenienza durante una trasfusione massiva, il medico usa uno speciale dispositivo che riscalda leggermente il sangue che passa attraverso le linee endovenose.