Ascessi addominali

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Revisionato/Rivisto apr 2023
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Un ascesso è una raccolta di pus causata di solito da un’infezione batterica.

  • Nella maggior parte dei casi si sviluppano dolore addominale e febbre.

  • La tomografia computerizzata o un altro test di diagnostica per immagini consente di differenziare l’ascesso da altri disturbi.

  • Il trattamento prevede il drenaggio del materiale purulento dall’ascesso e una cura antibiotica.

(Vedere anche Dolore addominale acuto.)

Gli ascessi addominali si possono formare sotto il diaframma, nella regione media dell’addome, nella pelvi o dietro la cavità addominale. Possono altresì formarsi intorno a qualsiasi organo addominale, come reni, milza, pancreas, fegato o ghiandola prostatica o al loro interno. Gli ascessi non trattati possono aumentare di volume e danneggiare vasi sanguigni e organi della zona circostante.

Talvolta, i batteri entrano nel torrente ematico (sepsi) e si diffondono a organi e tessuti distanti. Tale diffusione può essere fatale.

L’apparato digerente

Cause degli ascessi addominali

Le cause più comuni degli ascessi addominali sono la diffusione di un’infezione o l’infiammazione provocata da condizioni come appendicite, diverticolite, morbo di Crohn, pancreatite o malattia infiammatoria pelvica.

Talvolta gli ascessi addominali sono causati dalla perforazione dell'intestino dovuta a tumore, ulcera o trauma e talvolta l'ascesso si forma a seguito di un trauma addominale o dopo un intervento chirurgico all’addome.

Sintomi degli ascessi addominali

I sintomi specifici degli ascessi addominali dipendono dalla sede dell’ascesso, ma la maggior parte dei pazienti riferisce fastidio o dolore continuo, sensazione diffusa di malessere e, spesso, febbre. Altri sintomi comprendono nausea, perdita di appetito e calo ponderale.

Un ascesso sotto il diaframma si può formare quando del fluido infetto, dovuto ad esempio alla perforazione dell’appendice, viene sospinto in alto per effetto della pressione degli organi addominali e dell’aspirazione creata dai movimenti del diaframma durante la respirazione. I sintomi possono comprendere tosse, respirazione dolorosa, dolore toracico e dolore a una spalla. In questo caso, il dolore avvertito alla spalla è un esempio di dolore riferito (dolore avvertito in una zona del corpo che non rispecchia con precisione la sede del problema). Il dolore riferito insorge perché le spalle e il diaframma condividono gli stessi nervi e il cervello interpreta in maniera errata la fonte del dolore (vedere la figura Cos’è il dolore riferito?).

Gli ascessi nella regione media dell’addome possono essere causati dalla perforazione dell’appendice, dell’intestino, da una malattia infiammatoria intestinale (inflammatory bowel disease, IBD) da una malattia diverticolare o da una ferita addominale. L’addome è solitamente dolente nell’area dell’ascesso.

Un ascesso nell’addome inferiore può irradiarsi fino alla coscia o all’area circostante il retto (la cosiddetta fossa perirettale).

Gli ascessi pelvici possono derivare dalle stesse patologie che causano gli ascessi nella regione media dell’addome oppure da infezioni ginecologiche. I sintomi possono essere dolore addominale, diarrea legata all’irritazione intestinale e bisogno urgente o frequente di urinare causato da un’irritazione della vescica.

Gli ascessi dietro la cavità addominale (definiti ascessi retroperitoneali) si formano dietro il peritoneo, la membrana che ricopre la cavità e gli organi addominali. Le cause sono simili a quelle che provocano la formazione degli ascessi nell’addome e includono infiammazione e infezione dell’appendice (appendicite), del pancreas (pancreatite) e dei reni (situati dietro la cavità addominale). Il dolore, in genere in sede lombare, peggiora quando il soggetto muove l’articolazione dell’anca.

Gli ascessi del pancreas, sebbene rari, di solito si formano dopo un attacco di pancreatite acuta. Sintomi come febbre, dolore addominale, nausea e vomito spesso iniziano dopo almeno una settimana dalla guarigione della pancreatite.

Gli ascessi epatici possono essere provocati da batteri o da amebe (microscopici parassiti unicellulari). I batteri possono raggiungere il fegato a partire da un’infezione della cistifellea, da una lesione da penetrazione o da oggetti contundenti, da un’infezione addominale (come quella degli ascessi contigui) o da un’infezione trasportata attraverso il torrente ematico, proveniente da un’altra sede nel corpo umano. Le amebe provenienti da un’infezione intestinale raggiungono il fegato attraverso i vasi sanguigni. I sintomi degli ascessi epatici includono perdita di appetito, nausea e febbre. È possibile che il soggetto avverta dolore addominale.

Gli ascessi della milza sono dovuti a infezioni trasportate alla milza attraverso il flusso sanguigno, a lesioni o alla diffusione di un’infezione da un ascesso contiguo, ad esempio sotto il diaframma. Si può avvertire dolore sul lato sinistro dell’addome, nella regione lombare oppure alla spalla sinistra.

Diagnosi degli ascessi addominali

  • Esami di diagnostica per immagini

  • Aspirazione con ago

I medici possono facilmente sbagliare la diagnosi di ascesso, poiché i suoi primi sintomi sono generalmente vaghi e lievi e possono essere confusi con quelli di disturbi meno seri più comuni.

In caso di sospetto ascesso, generalmente si esegue una tomografia computerizzata (TC) o, in alcuni casi, un’ecografia o una radiografia addominale e toracica oppure una risonanza magnetica per immagini (RMI). Questi esami possono essere utili ai fini della differenziazione di un ascesso da altri disturbi e per stabilire l’origine, la dimensione e la posizione dell’ascesso.

Per formulare la diagnosi definitiva e trattare l’ascesso, in alcuni casi si preleva un campione di materiale purulento dall’ascesso con un ago inserito nella cute (agoaspirato) e si inserisce un drenaggio. La collocazione dell’ago viene guidata dalla TC o dall’ecografia. Il campione di liquido viene esaminato in laboratorio per identificare l’organismo infettivo, in modo tale da scegliere l’antibiotico più efficace.

A volte, per agevolare l’identificazione degli ascessi viene eseguita una scintigrafia. Per la scansione, viene utilizzato un radionuclide per etichettare una sostanza che si accumula in una parte specifica dell’organismo. Si utilizzano sostanze diverse nelle diverse parti del corpo da esaminare.

Trattamento degli ascessi addominali

  • Drenaggio del pus

  • Antibiotici

Quasi tutti gli ascessi addominali devono essere drenati dal pus, chirurgicamente o mediante un ago e una piccola sonda flessibile (catetere). Per guidare la collocazione dell’ago e del catetere si utilizza la TC o l’ecografia. Quando il medico è certo che l’ago e il catetere abbiano raggiunto l’ascesso, l’ago viene estratto ma il catetere viene lasciato in sede. Il pus fuoriesce dal catetere, di solito nell’arco di diversi giorni o settimane.

Insieme al drenaggio sono solitamente utilizzati gli antibiotici per prevenire la diffusione dell’infezione e per favorirne la completa guarigione. L’analisi del pus serve per identificare l’organismo responsabile dell’infezione e per scegliere l’antibiotico più efficace. Raramente la terapia antibiotica, senza il drenaggio, è in grado di guarire un ascesso.

Se non è possibile raggiungere in sicurezza l’ascesso con l’ago e il catetere, potrebbe essere necessario drenarlo con intervento chirurgico. Una volta drenato l’ascesso, si tratta chirurgicamente anche l’origine dell’infezione, Ad esempio, se l’ascesso è causato da una perforazione (foro) nel colon, di norma si rimuove la parte di colon interessata.

Il mantenimento di un’alimentazione adeguata è importante. Se il soggetto non è in grado di mangiare a causa dell’ascesso o per la causa dell’ascesso, può essere alimentato con un sondino (nutrizione enterale con sondino) o attraverso una vena (nutrizione parenterale).

Prognosi degli ascessi addominali

Gli ascessi addominali possono essere fatali nel 10-40% circa dei soggetti. La causa dell’ascesso e le condizioni mediche generali del paziente influenzano la prognosi più della natura e della sede specifiche dell’ascesso. I soggetti che sviluppano sepsi presentano una prognosi peggiore.